Claudio Capuzzo

Maggio 1999
Alberto Fiorenzato Il piacere di conoscersi, ovvero
" La ricerca di un possibile mondo interiore"

Di fronte ad un quadro di Alberto si possono fare interessanti considerazioni sulla tecnica impiegata, perché nelle sue tele l’artificio, che fa di un pittore anche un illusionista, è perfettamente riuscito e calibrato e la padronanza dei mezzi espressivi è evidente.
Si puó passare allora a considerazioni altrettanto stimolanti sull’uso del colore, notando che è coerente e si compenetra indissolubilmente alle forme, ai tracciati, alle superfici e ai volumi. Ad un certo punto peró non si è completamente soddisfatti di questa analisi, perché il tutto rimanda a qualche cosa d’altro e si resta in attesa di capire (magari senza volere l’aiuto di nessuno).
Le sue opere stimolano la costruzione di un pensiero autonomo e personalissimo come se lui stesso ci dicesse " Dai che ci stai arrivando!...".
Alberto infatti non ama parlare troppo delle sue opere nel senso che non ama indirizzare l’osservatore, poichè è cosciente che le sue opere rappresentano situazioni aperte e in continuo divenire anche per se stesso. In questa ottica forse egli non ama nemmeno che qualcuno le guardi troppo, quasi nel timore che in esse possa essere scoperto qualche cosa di indicibile, scandaloso, che possa emergere al di là delle sue stesse intenzioni iniziali, quasi si trattasse di una bomba ad orologeria dove il tempo rimane sconosciuto.
Le opere di Alberto vivono di una inquietudine quasi violenta e allo stesso tempo misurata, filtrata da quel semplice cuscino d’aria che ci separa da loro. Tanto basta perchè noi che guardiamo ci si possa sentire al sicuro, dei cauti e attenti osservatori che percepiscono colori e segni in continuità con l’opera, con la libertà e l’invenzione che la hanno generata. A questo punto è l’osservatore che deve scegliere di liberare o controllare la propria forza psichica e questo processo si esplica e coinvolge in maniera potente e inequivocabile invitando a lasciar correre l’immaginazione e ad attivare o riscoprire la propria creatività e i pensieri come suoi motori. Quando si entra nel suo mondo pittorico, si cerca, piú che nel dipinto, in se stessi e l’opera diviene il luogo di una attesa, accompagnata da un respiro quasi pesante. In questo modo ci accompagna a pensare e dentro di noi trova strada la convinzione che "ci deve essere un modo per capire e nel capire sentirsi nella condizione di eletti come unica e significativa condizione umana "
Solo allora si intuisce che quel capire è in realtà un capirsi perché le forme e i colori formulano una proposta decisa, intellettualmente rigorosa nel linguaggio e violenta nel suo manifestarsi.
Essa risulta sempre chiara e inequivocabile, tanto da costituire un potente richiamo a se stessi e alla propria vitalità nel decifrare l’apparente indecifrabile-umano-Alberto. L’indecifrabilità nei suoi dipinti costituisce l’interfaccia con il mondo esterno, "l’altro da sè" ovvero ció che accomuna il manifestarsi della creatività con il manifestarsi dei disvalori del mondo materiale artificiale, ugualmente violento, colorato e dinamico ma inespressivo nel contesto dei valori interiori.
La creatività e la fantasia vengono adoperate per capire o reinventare la relazione che esiste tra le "cose" del mondo. Queste vivono perché ad esse abbiamo dato un nome, al di là e al di fuori forse, delle relazioni che quelle stesse "cose" hanno nel mondo.
Le opere di Alberto interpretano luoghi, fenomeni e forme reali che corrispondono ad eventi interiori, saltando il palinsesto umano-scientifico e comunque secondo le sue personalissime dinamiche di creatività e fantasia che non possono essere autonome dal mondo cosí come non lo sono i sogni o gli incubi.
Alberto ci invita a stare con i piedi per terra, dimostrando con le sue tavole dipinte, che per quanto si possa astrarre dalle forme e dal senso umano delle cose, esse giocano un ruolo "altro", direttamente percepito dall’interiorità, in forme e modi spesso inaspettati e incontrollabili.
Il momento della creatività produce quindi, nelle sue opere, la rappresentazione della vertigine interiore causata dal mondo materiale esteriore, tanto che, se in pittura si può parlare di improvvisazione sul tema come si fa per la musica Jazz, Alberto é un geniale improvvisatore al pari dei musicisti della " Black Music" di Chicago in cui il virtuosismo tecnico e la inesauribile vena creativa vanno a rompere, in un continuo ossessivo ripensamento effettuato in tempo reale, il mondo esterno delle regole armoniche e dei riferimenti culturali.
Dei rif come delle etichette, potenziando all’inverosimile la rappresentazione di sé che il mondo interiore dà attraverso indicibili, stridenti, violenti e incomprensibili suoni/rumori, prodotti dal musicista-autore-interprete che in quel momento non è piú padrone di sè ma che continua a capirsi e ad ascoltarsi con una lucidità interiore che appare angosciante per chi ascolta.
Alla fine di questo processo di trasposto dalla musica alla pittura, il mondo risulta come una sorta di negativo fotografico dell’inconscio, che costringe a scoprire noi stessi al di là di ogni regola ed orpello estetico e moralista.
Nei dipinti di Alberto spesso manca un orizzonte che sia percepibile come tale. I suoi paesaggi/passaggi, chiaramente interiori, non hanno un orizzonte nè vogliono averlo, oltre, si percepisce il vuoto o forse meglio l’ignoto, per questo Alberto è per molti aspetti anche un pittore metafisico, meno angosciante di Max Ernst e meno ipocrita di Dalí.
Per altri aspetti le sue opere superano tale visione perché egli ha deciso che esiste un posto sicuro da cui guardare il mondo, ricavato spostando materia interiore senza romperla e ricavando una cavità nel proprio magma interiore in cui la lucida razionalitá si ripara.
Cosí come faceva l’uomo primitivo, che riparandosi all’interno di una caverna di fortuna si riscaldava col fuoco da lui stesso acceso, Alberto adopera il sogno fantastico prodotto dalla sua immaginazione.
Egli riconosce ormai le emozioni come il cane riconosce il suo padrone, un cane fedele, silenzioso, metodico, che ascolta tutti fino in fondo ma che aggredisce chiunque tenti di svalutarle o offenderle.
Il risultato della sua pittura é sempre pieno e fluido e i suoi dipinti, stemperati nell’eleganza ora della pietra spaccata, ora del fluido iridescente e oleoso, sembrano evitare il filtro retinico per impattare direttamente nel cervello dell’osservatore cosí da invitarlo alla parola.
Infine c’è un altro motivo per distinguere definitivamente Alberto nel panorama degli artisti moderni; le sue esperienze non progrediscono per mera sequenza temporale ma per sezioni successive di uno stesso corpo interiore.
Guardare le opere di Alberto è come scorrere le sezioni di un ulivo tagliato orizzontalmente a partire dalla sua sommità.
I contorni perfetti delle sue opere sembrano quelli di una filiera dalla quale le forme, il colore e le emozioni si producono per " estrusione " quasi a sottolineare la forza che le sospinge verso l’osservatore.
L’humus da cui proviene la materia pittorica corrisponde al terreno interiore profondo, in cui le radici dell’albero della vita affondano come i sensi affondano nel mondo dell’origine, in cui Eros ( il puro desiderio), non è mai solo se stesso nella alienazione dal mondo e dalle sue passioni ma ha trovato nell’arte uno strumento di avvicinamento e di conoscenza del mondo e degli uomini.
In questo sta anche la perversione dell’istrione, dell’improvvisatore, dell’illusionista, dell’amico Alberto.